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Recensioni – La XV Stazione “Via Crucis”

Resurrezione

Recensione “Una Via Crucis differente” di Padre Giovanni Maria Sperman

La luce trionfa sempre sul buio, basta una piccola candela accesa per illuminare una stanza buia. Ora sì è possibile “leggere” le immagini delle XIV stazioni della Via Crucis di Gian Luigi Barcarolo.

Si presentano differenti dal modello tradizionale: sono gli occhi di Cristo che guardano noi, i personaggi, attori secondari del Dramma. Gli occhi del Salvatore si fissano sul volto degli accusatori o degli spettatori distratti, delle donne, che lo compiangono, di sua madre…, e il suo sguardo penetra fino al centro dell’anima , facendo riemergere i sentimenti più inconfessati: ghigno di scherno , commiserazione distratta, domande inquietanti e senza risposta, guizzi sinistri di soddisfazione per la rivincita velenosa su quel “maestro-difensore dei poveri-sognatore di giustizia “.

Le Mani, le ginocchia, i piedi che Gesù raggiunge con il suo sguardo offuscato dal sangue, che gli scorre sulla fronte, è tutto ciò che noi vediamo di Lui, l’immagine-del Padre. Sono mani incallite, dure, imbrattate di terra, di sudori, incallite di fatica. Tuttavia il gesto è sempre di un’intensa delicatezza, non si ritrae mai neppure sotto i colpi di martello e dei chiodi.

Il volto bellissimo delle “pie donne” fotografano l’umanità di ieri , di oggi e di sempre: compassione, partecipazione e presa di distanza da “quell’uomo”, sconvolgimento silenzioso di ricordi o di esperienze personali.

Il volto della Madre, maturato e lacerato da tutti i patimenti del Figlio , vissuti intensissimamente da un animo sensibile, vigile, non spezzato dalla disperazione, aperto alla vita nonostante la evidenza più tragica.

E’ il volto, l’anima di Maria, la madre di Gesù, del Salvatore del mondo. E’ l’immagine viva di ogni madre forte; è l’icona dell’umanità, la terra-madre sempre lacerata e pur sempre fonte di vita e di speranza .

Ogni quadro conta con le immagini essenziali; non ci sono altri elementi che distraggono l’attenzione. Certamente, non è una Via Crucis che susciti sentimenti “devoti”. Non è una Via Crucis per tutti, ne per ogni circostanza. Solamente chi sente il richiamo di domande forti ed essenziali; solo chi cerca risposte a problemi esistenziali da non rimandare al domani può soffermarsi di fronte a queste immagini.

Oggi è necessario ricominciare da Cristo. Non da un Cristo evanescente , intimista e distante dalla realtà concreta ma da un Gesù, il “Verbo di Dio fatto carne”.

E neppure da un Cristo solamente “uomo “ come noi, ma da un Salvatore che pur assumendosi la realtà tragica del dolore e delle ingiustizie, trasmette dignità ad ogni persona, anche alla più “abietta”…. . E’ il Figlio dell’uomo che conserva fino in fondo nobiltà d’animo e capacità di tendere la mano a tutti , anche a chi lo pretende deridere.

La XV Stazione, la Resurrezione. E’ un’opera apparentemente estranea alle immagini abituali della Passione del Signore. I materiali usati , il gioco di luce e, sopratutto la sintesi simbolica straordinaria della realtà, che l’autore pretende comunicare, fanno di questo “insieme “ un pezzo straordinario.

Anzitutto le figure geometriche. Su base quadrata, simbolo della terra e dell’umanità lacerata, si sprofonda una sfera immagine della perfezione, appena indicata da stralci di superficie trasparente. Un cerchio dorato, quasi per metà sprofondato dentro la superficie terrestre tiene insieme la sfera ed è simbolo della perfezione, del “Verbo” che si incarna, assume la realtà umana generando una fonte di luce, che, dal profondo, illumina tutto l’insieme: superficie terrestre, sfera divina le quattro colonne indicanti le quattro direzioni dello spazio e dell’essere . E’ la nuova umanità riscattata dal Verbo-fatto carne, Gesù di Nazareth , il Cristo di Dio; una umanità , che porta con sé la realtà terrestre , non più pesante ed affaticata, ma leggera come battito d’ala e , liberata dall’angoscia della solitudine individuale, intreccia le mani ed erge nuovamente il capo verso l’alto.

Pasqua 2002                                                                                           Padre Giovanni Maria Sperman

 

Recensione di Virgilio Scapin

Lo studio di Gian Luigi Barcarolo è un enfer, una prigione ipogea, una piccola, munita, inviolabile Alcatraz cui non si accede, ma si precipita, imboccando un arduo scivolo ingrommato e intristito da spruzzi di muffe.

Cancelli, sbarramenti, grate isolano questo spazio abitato dalla follia, rischiarato da una luce algida che scende dai lampadari, coniugati con gli oggetti più impensabili, sparsi ovunque. Quella luce innaturale, bugiarda, che falsa tutti i rapporti cromatici, ha trovato in Barcarolo un convinto assertore, un profeta disposto a diffonderla,a dispetto di tutti. Ormai lui non sa cosa farsene del sole, dei suoi arcobaleni, delle sue albe, dei suoi tramonti, dei suoi derivati, dei suoi attributi. Il maudit se ne frega di tutte le convenzioni, ha eletto a sua dimora l’enfer, i suoi compagni di viaggio sono Rimbaud, Verlaine, Van Gogh, Modigliani.

Anche il nuovo quartiere cittadino che lo sovrasta, costruito dove un tempo si allargava una malinconica campagna idropica, si è trascinato dietro tutto l’antico splendore. Le facciate delle case sono tagliate verso il basso, posano su esili, ridicole colonne, pronte a cadere al minimo sommovimento in arrivo dal sottosuolo. In questa specie di geenna urbana, Barcarolo ha deciso di dipingere una sua Via Crucis in contrasto con tutti i canoni correnti…Alle 14 correnti stazioni, voleva aggiungerne una quindicesima, nel segno della Resurrezione. Dopo i fatti dell’11 settembre, ha deciso di soprassedere.

Visivamente, il Cristo è il grande assente da questa opera… Il condannato alla terribile crocifissione si guarda, non è presente pittoricamente nelle varie stazioni. Le grandi protagoniste sono le sue mani che appaiono drammaticamente in primo piano per ben dieci volte. Mani aiutate dal Cireneo, mani che stringono quelle della madre, mani inchiodate sulla croce, mani che tengono la croce che sta per essere caricata sulle sue spalle.

I quadri virati in rosso non sono un’invenzione dell’estroso pittore, sono la rigorosa interpretazione di una realtà, di uno stato di cose.

Il Cristo è stato coronato di spine, il sangue gli è colato copioso sugli occhi. E’ obbligato a guardare attraverso quei tragici veli.

Barcarolo aveva diffusamente interrogato gli abitanti del quartiere sul tema della Via Crucis, pochi sono stati gli interpellati che hanno saputo dare delle risposte plausibili. Perché non rimediare a questa ignoranza? Il pittore spera di trovare un luogo, non necessariamente una chiesa, dove esporre questa sua opera drammatica. Se gli fosse negata ogni accoglienza, non si preoccupi. La appenda ai muri del quartiere. Questa nuova chiesa diffusa non chiuderà mai i portoni. Il Cristo grondante sangue e gli abitanti imprigionati in questo suburbio, si aiuteranno così a sopportare i mali della via crucis quotidiana, sperando che i cirenei non si siano già del tutto estinti, che la resurrezione stia ai patti, non tardi troppo a venire.

Pasqua 2002

Virgilio Scapin

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